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lunedì 22 dicembre 2014

BUON NATALE !




" MADONNA DEL VELO" di RAFFAELLO SANZIO  olio 1511-12 conservato presso MUSEO CONDE' a CHANTILLY

giovedì 18 dicembre 2014

SPIRITO BOHEMIEN ?


"La pittura è una professione da cieco : uno non dipinge ciò che vede ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo ciò che ha visto"

Pablo Picasso


TRIONFO SICILIANO


Roberto Sapienza ( nome d'arte Fiore) è un artista lontano dai riflettori, dai "vernissage", dalla mondanità.
Personaggio schivo, burbero ma di grande sensibilità, ha riempito l'isola (il suo atelier si trova in Ortigia) con le sue tele.
Tempo fa il quotidiano "Repubblica" gli dedicò un articolo molto gratificante e, secondo me, molto meritato.
Non c'è negozio o ristorante del luogo che non esponga almeno una sua opera.
Come al tempo degli impressionisti, che vendevano le loro opere ad un prezzo accessibile a molti senza sapere quanto poi, nel tempo sarebbero state valutate, anche Fiore si ispira a questo principio.
Cioè si prodiga a rendere il bello a portata di mano.
Le sue opere sono esplosioni di colore compatte, senza sfumature.
Sono "fucilate" che sparano dritto al cuore. Probabilmente non conoscono mezzi termini, o si amano o si detestano.
Io credo si tratti di una pittura primitiva, naif, che nella sua semplicità e spontaneità, venga immediatamente colta da chi la ammira.
Così certi soggetti da lui creati, donne, uomini, sirene, diventano personaggi amici che dimorano nelle nostre case. E che un po' ci fanno sognare. . .
Personaggi che prendono vita sulla tela, alle prime luci dell'alba, quando il pittore, affacciandosi alla finestra che guarda il mare blu, trae ispirazione e estro così personali proprio attraverso i colori mozzafiato della sua Sicilia.


FIORE ALL'OPERA (foto in Internet)


lunedì 15 dicembre 2014

LUCI DI NATALE

" Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d'ombra e di luce. "
Tratto da " Anna Karenina" di Lev Tolstoj




Quest'anno, il centro storico allestito per le feste natalizie, appare come un trionfo di luce.
Dopo le molte lamentele dell'anno scorso, questa volta non si è badato a spese e la città sembra proprio vestita a festa.




La vigilia di Natale, in Basilica Palladiana, aprirà la tanto attesa Mostra " DaTutankhamon a Caravaggio fino a Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento."



Quindi, considerando il forte afflusso di turisti, non si poteva che presentare una città ricca di magia e di atmosfera.


Per la prima volta, il pino presente in Piazza dei Signori, non è il tradizionale abete proveniente dall'Alto Adige, bensì un pino ecologico. Unendo così l'utile al dilettevole, questo cono di luce arricchisce la piazza e fa comunque la sua bella figura.


Lungo Corso Andrea Palladio, è tutto uno scintillio dorato, però senza mai scadere nel pacchiano o eccessivo.



Ovunque cascate di luce che potrei definire sobrie ed eleganti.


Una città che appare raccolta e garbata, pur con una certa festosa
effervescenza.



Bianche, semplici luci anche per l'infilata di pini sotto ai porticati della Basilica Palladiana. Dove la pietra, rischiarata dalle luci, esprime già magica bellezza.




Rigorosa geometria di luce anche per la Torre Coxina, in zona Ponte degli Angeli, a sottolineare l'importanza di questo monumento così antico.


Ma se questo è il centro storico, anche la periferia non scherza.
Ecco qui una casa, verso la campagna, addobbata a festa.



Vi abita una coppia di americani e anche loro, come si può facilmente intuire, non hanno badato a spese.
Insomma, Merry Christmas to everybody !

giovedì 11 dicembre 2014

GOURMANDISE !

" Se l'aquila è rapace, l'oca è loquace. E pure pugnace e perspicace.  Come le indimenticabili oche del Campidoglio che salvarono Roma dai galli mentre tentavano nottetempo  di scalare le mura dell'urbe. E ci sarebbero riusciti se le indomite pennute sacre a Giunone non si fossero messe a strillare come ossesse. Così arrivarono i nostri e la città eterna fu salva. Gli antenati di Asterix se ne tornarono oltralpe con le pive nel sacco, giurando però di vendicarsi sulle perfide spione.  E poichè la vendetta è un piatto da consumare freddo, inventarono il foie gras.
Totem della gastronomia francese, che costringe da secoli  i gloriosi palmipedi a farsi un fegato così."

Tratto da " Non tutto fa brodo" di  Marino Niola


Questo paese, imbiancato dalla neve, con le sue vecchie case e le vie strette strette, sembra essere fermo nel tempo.
Ogni anno, in occasione del Natale,  proprio da qui parte un piccolo pacchetto di squisita bontà.




Il foie gras avec son pain briochè è davvero una gourmandise !  

Ma è una leccornia molto contestata per la brutalità del metodo con cui vengono nutrite ed ingrassate le oche.
L'alimentazione forzata (gavage) è illegale in molti paesi, in quasi tutti quelli dell'Unione Europea, Italia compresa.




Ora, vista la contestazione sempre più pressante e la sensata richiesta, da buona parte dell'opinione pubblica, di maggior rispetto verso gli animali, sembra si stiano tentando nuove tecniche, non così  brutali e non così invasive.
Speriamo sia vero.



Certo, il foie gras, è un cibo simbolo per la Francia e credo che i francesi facciano molta fatica a rinunciarvi.

Per quanto mi riguarda, io trovo questa preparazione assolutamente deliziosa ma, essendo solo una consumatrice occasionale, credo che non soffrirei troppo se non potessi mangiarne più.
E quante simpatiche oche (che sono tra i miei animali preferiti), sarebbero finalmente felici !


giovedì 4 dicembre 2014

ULTIME ROSELLINE

". . . la luce cade sbieca dal cielo, più morbida e pastosa, e le prime nebbie velano
 la durezza degli spigoli e sfumano i contorni delle cose. . . "

da " Quasi una preghiera " di Adriana Zarri




Siamo a Dicembre, il giardino si sta predisponendo al lungo sonno invernale ma, ancora, alcune intrepide roselline cercano di sbocciare.



Nonostante la pioggia insistente di questi giorni, nonostante qualche umida nebbia, il colore acceso dei loro petali spezza il grigiore oramai quasi totale.


C'è ancora un po' di lavoro da fare in giardino.
Bisogna rastrellare le ultime foglie cadute, potare alcune piante, ripararne altre con pacciamatura di foglie e paglia, preparare la mangiatoia con riso e pezzettini di frutta, dolci e lardo per sfamare gli uccellini.


Ma oramai il tempo per stare fuori è finito, infatti dopo un po', infreddoliti, si rientra volentieri in casa.



TRA I BARATTOLI DELLA CUCINA


Per questo ho preferito cogliere questi pochi fiori rimasti per portarli dentro casa, così almeno mi rallegrano la vista. Altrimenti, sotto la pioggia, sarebbero presto marciti.

ULTIMI BOCCIOLI DI  "LITTLE WHITE PET"

Le rose mi piacciono proprio perchè fioriscono per lungo tempo. Praticamente da Maggio fino a Natale. Pochi fiori sanno essere così generosi.


Per mantenere a lungo un mazzo di rose bisogna recidere ogni tanto una parte di gambo e cambiare l'acqua ogni giorno. Diligentemente cerco di ricordarmene.


Ma quando proprio non trovo più rose in giardino, tento di consolarmi con qualche ramo di viburno. Pianta meno appariscente ma pur sempre aggraziata con quei fiorellini bianchi e quelle piccole bacche color inchiostro.


Anche i bianchi fiorellini dell'Iberis sono carini e mescolati alle rosse bacche della Nandina fanno subito Natale.



Insomma, sebbene l'inverno sia dietro l'angolo, il giardino sa ancora offrire qualche piccolo incanto. Non sottovalutiamolo!

lunedì 1 dicembre 2014

LA VERA COTOLETTA ALLA MILANESE.

" Ogni città ha la sua eleganza. Anche Milano : ha l'eleganza della sobrietà,
   della discrezione, della solidità"

Gianfranco Ferrè


INTERNO DELL'  "OSTERIA BRUNELLO" A MILANO


"Tra i piatti più tipici, vero simbolo della tradizione gastronomica meneghina, la cotoletta ha con tutta probabilità un antenato d'oltralpe. . .

La  paternità della cotoletta è stata per un certo periodo contesa anche con la tradizione gastronomica austriaca - all'epoca della dominazione asburgica in Lombardia - che richiamava la sua somiglianza con la wienerschnitzel viennese,
una fettina di vitello senz'osso, infarinata, impanata e fritta.

CALORE E COMFORT CON IMPRONTA ANCHE TOSCANA


 A fugare ogni dubbio è stato un accreditato suddito della corona asburgica, il
maresciallo Joseph Radetzky, massima autorità austriaca a Milano, che, in una lettera al conte Attems  (aiutante di campo dell'Imperatore Francesco Giuseppe),
confidava di aver scoperto un piatto milanese, la cotoletta, descrivendola in modo dettagliato "

da " La grande cucina regionale" del Corriere della Sera

UNA BUONA SELEZIONE DI VINI

Sta di fatto che, come sosteneva il Carnacina, "in tutti i ristoranti d'Italia si serve la "cotoletta alla milanese", ma ben pochi sanno prepararla veramente bene."

PER INGANNARE L'ATTESA


Nella ricetta della tradizione  il burro di cottura  è versato sulla cotoletta. Con il tempo questa usanza è andata scomparendo e al burro è stato sostituito uno spruzzo di succo di limone per alleggerire la preparazione, o una dadolata di pomodoro crudo per la componente acida di questo ortaggio.


LA COTOLETTA NELLA TOP TEN DELLA CITTA'

Esiste anche una versione rivista della cotoletta : la carne viene assottigliata battendola, e in tal modo assume la tipica forma a "orecchia di elefante"; ne risulta una preparazione croccante anzichè morbida.


PICCOLE DOLCEZZE AL CIOCCOLATO E AL PISTACCHIO

Così, quando vado a Milano, al ristorante non posso che ordinare, oltre al classico risotto, anche la tipica cotoletta alla milanese che, per i puristi, è solo quella con l'osso.

DELIZIOSA MOUSSE


Questo ristorante si fregia di servire una cotoletta che rientra meritatamente nella Top Ten della città.
Effettivamente la cotoletta è davvero meritevole ma, non più della altre portate. A partire dalla vellutata di zucchine ( servita come antipasto per ingannare l'attesa), fino al dolce. Un bicchierino di bontà al cucchiaio, cremosa e cioccolatosa.
Ogni città ha le sue specialità e anche Milano vanta le proprie!

RICETTA DELLA VERA COTOLETTA ALLA MILANESE ( secondo il Carnacina)

Le cotolette devono essere tagliate dal carrè di un vitello da latte di Brianza.
Togliere tutte le pelli ed i nervi, spuntarne l'ossi, appiattirle leggermente, condirle con sale e pepe, panarle con farina, uovo battuto e mollica di pane grattugiata mescolata con parmigiano. Soffriggere il burro in un tegame, allinearvi le costolette e farle colorare e cuocere a calore moderato da ambedue le parti. Metterle in un piatto di servizio ben caldo, ricoprirle con il burro di cottura e guarnirle con mezzi limoni.